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Piante Ortive e Aromatiche

Piante Ortive


Gruppo 3.1.Ortive da pieno campo

L’attenzione, nell’ambito del progetto è stata dedicata al carciofo [Cynara cardunculus L. var. scolymus (L.) Fiori] che rappresenta una specie erbacea da pieno campo largamente coltivata in Sicilia. A livello regionale la coltura svolge un ruolo di fondamentale importanza per la stabilità economica e sociale di vasti comprensori.

Sotto il profilo biologico, la Sicilia accoglie una ricca biodiversità cinaricola, che si concretizza in una moltitudine di tipi varietali ed ecotipi, molto spesso ben adattati alle condizioni pedoclimatiche locali. Infatti,la cinaricoltura si avvale per lo più di popolazioni locali, spesso caratterizzate da una composizione multiclonale a base genetica molto ampia e con elevato grado di eterozigosi, per cui il ricorso alla moltiplicazione agamica è obbligatorio. Nonostante la possibilità di disporre di una così ampia biodiversità, la cinaricoltura siciliana intensiva si basa per lo più sulla coltivazione su larga scala di pochi tipi varietali che, per caratteristiche bio-agronomiche, merceologiche, nonché per la capacità di adattamento a “nuovi” areali di coltivazione, hanno incontrato il favore di cinaricoltori e consumatori.

Negli ultimi anni si va profilando, tuttavia, una forte innovazione nelsettore varietale, attesa l’intensa introduzione, in alcune aree,di nuovi tipi a propagazione agamica quali ‘Violetto di Provenza’, ‘Spinoso sardo’, ‘Romanesco clone C3’, ‘Terom' e 'Tema 2000’,o a propagazione gamica quali ‘Opal F1’,‘Concerto F1’, ‘Madrigal F1’, ‘Harmony F1’, etc. Tale fenomeno appare di fondamentale importanza per una ulteriore valorizzazione della cinaricoltura nazionale. L’ampliamento della biodiversità, infatti, rappresenta la via preferenziale per una migliore articolazione dei calendari di produzione ed una più variegata offerta di prodotto, al fine di: (i) soddisfare le particolari esigenze dei mercati; (ii) qualificare le diverse filiere produttive (consumo fresco ed industria conserviera); (iii) dare continuità temporale alla qualità del prodotto; (iv) migliorare i redditi degli agricoltori.

A fronte di tali vantaggi, però, è bene ricordare che il processo di ampliamento della biodiversità cinaricola, qualora non opportunamente gestito sotto il profilo biologico, agronomico e genetico, potrebbe aprire il fianco a possibili pericoli di mescolanze varietali, con conseguente perdita della “purezza” delle popolazioni autoctone. Se a ciò si aggiunge il rischio di una graduale sostituzione dei genotipi locali operata in favore di pochi genotipi sulla base di ristrette caratteristiche produttive e merceologiche, è facile intuire come il pericolo dell’erosione genetica o la mescolanza con genotipi esotici, minacci le possibilità di un futuro sostenibile della coltura in parola. In Sicilia, il ricco patrimonio di varietà cinaricole è oggi a forte rischio di erosione genetica, attesa la crescente diffusione di germoplasma esotico, spesso caratterizzato da elevata capacità produttiva ed uniformità merceologica. La scomparsa del germoplasma autoctono tradizionale, comporterebbe la definitiva perdita di caratteristiche uniche quanto ad adattabilità, rusticità e tipicità merceologica ed organolettica. Sulla base di tali motivazioni è stata avviata, nell’ambito del progetto, un’iniziativa organica di promozione e diffusione della biodiversità cinaricola presente su scala regionale che ha portato all’identificazione di x genotipi.


Gruppo 3.2. Ortive da orti familiari e suburbani, specie spontaneefitoalimurgiche annuali e poliennali LaSicilia rappresenta un ambito territoriale assai ricco di espressionidi agrobiodiversità di interesse orticolo e/o aromatico che fannoriferimento alla diversità agro-ecologica, alla diversità geneticae alla diversità intraspecifica. I sistemi colturali, espressionedella diversità agro-ecologica, si configurano in diverse tipologiedi orto (familiari, intensivi suburbani, intensivi specializzati). Alivello di diversità biologica il quadro di riferimento è fra i piùarticolati di quanto non è dato registrare per altre le regionid’Italia. La Sicilia, in tema di articolazione della biodiversità,ha potuto fruire e continua a fruire di condizioni ambientali ingrado di dare riscontro alle esigenze di molte specie/genotipisoprattutto nella costituzione di selezioni aziendali di un’ampiagamma di cultivar locali.

La posizione geografica isocentrica dellaSicilia nel bacino del Mediterraneo e la ricchezza di diversificatiecosistemi naturali e coltivati hanno contribuito non solo a unattivo scambio materiali genetici fra i popoli ma hanno consentito didiversificare il quadro colturale orticolo e/o aromatico conl’introduzione di diverse specie esotiche che si sono ben adattatealle condizioni pedo-climatiche dell’Isola. DeI ricco patrimoniobiologico e genetico diffuso in Sicilia sono da sottolineare lenumerose essenze spontanee, che assicurano prodotti di particolarepregio e/o interessanti per fini aromatici e condimentari, e ancorala presenza di specie selvatiche parentali di colture presenti edutilizzate nel contesto geografico.L’ampiadiversità di specie e cultivar d’interesse ortivo e aromatico èstata ben descritta nel Trattatodi Orticoltura del Viani(1929) e ancor prima nell’opera Lesplantes potagèrespubblicato da Andrieux Vilmorin nel 1904.

Entrambi gli autori,all’inizio del secolo scorso, infatti, elencarono centinaia dicultivar locali e/o entità sottospecifiche diffuse in colturanell’isola e/o oggetto di occasionale raccolta in natura. Molte delle colture e delle cultivar descritte allora purtroppo oggi sonogià estinte; l’introduzione in coltura da circa venti anni,infatti, di molti ibridi F1 (Gazzetta Ufficiale dell’UnioneEuropea, 2010 – C294 A/1), dotati di tratti agronomici etecnologici di pregio, ha indotto gli agricoltori a non utilizzarepiù le cultivar locali tradizionali, a causa delle loro performanceinferiori rispetto alle nuove costituzioni.

Per le varietà ancorapresenti, legate all’orticoltura amatoriale urbana o sub-urbana,soprattutto se allogame, quali quelle afferenti alle colture chefanno riferimento al genere Brassica,come cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo rapa, cavolo da foglia ecc.,è elevato il rischio di inquinamento genetico per via dellafrequente impollinazione incrociata con molti ibridi F1 o varietàstandard presenti nelle vicinanze. In aggiunta a quanto sopra, si pone il rilevante problema delladegradazione più o meno rapida di ambienti naturali in cui sonopresenti alcuni degli ancestrali delle odierne colture afferenti algenere Brassica, fenomeno questo che potrebbe determinare nel breve periodo lascomparsa di una quota parte del patrimonio genetico autoctonosiciliano. Si tratta di un patrimonio che ha contribuito allacostituzione di un panorama varietale degno di nota e per cui laSicilia rappresenta oggi per molti enti di ricerca una risorsa dicombinazioni geniche di rilievo per lo sviluppo di programmi dimiglioramento genetico.

Tale problematica richiede urgenti interventi tesi alla conservazione delle varietà locali e delle specie spontanee e all’istituzione diun repertorio regionale delle cultivar tradizionali sicilianed’interesse ortivo. È in tale contesto che si è ritenuto funzionale riportare lemotivazioni per la conservazione in ambito regionale del gruppo dicolture proposte, fra le quali spiccano le Brassicaceae,fra le quali spiccano cavolfiore (Brassicaoleracea var. botrytis),cavolo broccolo (Brassicaoleracea var. italica), cavolo da foglia (Brassicaoleracea var. acephala),cavolo rapa (Brassicaoleracea var. gogylodes),cavolo cappuccio e cavolo verza (Brassicaoleracea var. capitatae var. sabauda)e alcune Brassicaceae spontanee parentali di Brassicaoleracea)