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Glossario


Termine tecnico utilizzato per ogni distinta entità tassonomica e genetica introdotta in una collezione di germoplasma (ad es. una varietà, selezione, landrace o individuo di una popolazione). Questo materiale può essere rappresentato da semi, marze o tessuti e viene, al suo ingresso nella collezione, dotato di un codice univoco di identificazione (ad es. alfanumerico) al quale saranno associate le informazioni passport e di caratterizzazione ottenute nel corso dei rilievi morfofisiologici, agronomici, molecolari e chimici (Fonte: ISPRA).

Processo mediante il quale individui, popolazioni o specie modificano forma e funzioni per meglio sopravvivere in un certo complesso di condizioni ambientali. Adattamento indica anche il risultato del processo. L'adattabilità è il processo che porta all'adattamento (Fonte: Linee guida).

Figura introdotta e definita da alcune Leggi Regionali per la tutela delle risorse genetiche di interesse agrario (Toscana 1997 e 2004; Marche 2003 ed Emilia-Romagna 2008). Sono definiti agricoltori (o “coltivatori”) custodi coloro che, a seguito di iscrizione in appositi albi regionali sulla base di esperienza e di determinate caratteristiche aziendali, provvedono alla conservazione on farm delle risorse genetiche a rischio di estinzione iscritte nei repertori, secondo le modalità definite dalle rispettive leggi e dietro supervisione dell’Ente pubblico responsabile della conservazione (Fonte: Linee guida).

Include la conservazione della biodiversità, la salvaguardia dell’ambiente e del benessere animale, la sicurezza alimentare, la tutela della tipicità dei prodotti, lo sviluppo rurale, il mantenimento di attività economiche nelle zone svantaggiate (Fonte: ISPRA).

La diversità della vita relativa ai sistemi agricoli (vedi biodiversità). L’agrobiodiversità è essenzialmente legata agli agro-ecosistemi, cioè agli ecosistemi naturali modificati dall´uomo con l’introduzione della coltivazione finalizzata alla produzione agricola (Fonte: Linee guida).

Vedi specie esotica.

Vedi specie esotica.

Termine introdotto da Barthlott nel 1999 per identificare una frazione della biodiversità totale di una certa regione geografica, ossia quella dovuta alle specie esotiche ivi presenti (Fonte: ISPRA).

Fecondazione incrociata, cioè ottenuta mediante gameti di fiori o individui diversi (Fonte: ISPRA).

Area uniforme dal punto di vista dei fattori stazionali e ambientali, all’interno della quale possono essere effettuati i campionamenti per la raccolta del germoplasma (Fonte: ISPRA).

Distribuzione geografica generale di una specie. L’areale di una specie può essere unitario o disgiunto per effetto di fattori biologici intrinseci alla specie, geografici, ecologici e storici (Fonte: ISPRA).

L’essere autoctono, cioè la caratteristica di una popolazione vivente (umana, animale, vegetale, microbica) stanziata da epoca remota nel territorio in cui vivono. Il termine autoctono viene utilizzato anche come sinonimo di indigeno o aborigeno. Una varietà locale è autoctona quando è originaria dell’area in cui vive da sempre, mentre è alloctona quando si è stabilita in quell’area da tempi relativamente recenti, seppure sufficienti a consentirne l’adattamento alla stessa (Fonte: Linee guida).

Quando la fecondazione avviene fra i gameti prodotti dallo stesso individuo. Ad esempio la gran parte dei cereali a paglia è autogama. L'autogamia è frutto dell'autofecondazione (Fonte: Linee guida).

Processo di impollinazione in cui il polline raggiunge lo stigma del medesimo fiore che lo ha prodotto (Fonte: ISPRA).

Persistenza nel suolo di semi e spore che permettono la rigenerazione naturale di specie vegetali quando le condizioni ambientali sono favorevoli. I semi che formano banche sono sempre ortodossi (Fonte: ISPRA).

Struttura presso la quale sono conservate collezioni di materiali genetici animali o vegetali (specie, varietà entro specie o genotipi in generale). Nel caso dei vegetali, si tratta di semi conservati in celle frigorifere in condizioni ambientali controllate oppure di piante intere conservate in campo o di tessuti conservati in vitro (Fonte: Linee guida).

Un’unità operativa che fornisce un servizio, senza scopo di lucro diretto, di conservazione e gestione del materiale biologico e dei relativi dati informativi, in accordo con un codice di buon utilizzo (Fonte: ISPRA).

Comunità costituita da individui di diverse specie animali o vegetali che occupano contemporaneamente una certa area e interagiscono tra loro (Fonte: ISPRA).

L'insieme della diversità delle forme viventi; il termine fa riferimento a tre livelli di complessità: diversità entro specie, diversità nel numero di specie e diversità ecologica (diversità a livello di comunità di specie) (Fonte: Linee guida).

Scienza che studia le fasi del ciclo biologico degli organismi, in particolare i processi relativi alla riproduzione e allo sviluppo dei giovani organismi, al fine di individuare le fasi più critiche della loro crescita ed elaborare le strategie di conservazione in situ ed ex situ più appropriate (Fonte: ISPRA).

Tutte le tecniche che fanno uso di organismi viventi (microrganismi, piante, animali) per la produzione di sostanze o funzioni utili all'uomo (prodotti alimentari, farmaci, processi fermentativi, ecc.) (Fonte: Linee guida).

Gruppo di esseri viventi con caratteristiche morfologiche e fisiologiche geneticamente omogenee (Fonte: Linee guida).

Spazio delimitato e omogeneo in cui, per effetto di peculiari condizioni, vivono una o più biocenosi (Fonte: ISPRA).

Complesso di cellule dedifferenziate, proliferanti in coltura in vitro e capaci di produrre, in risposta ad opportuni stimoli ormonali, embrioni somatici, geneticamente identici (fatta salva l’insorgenza di mutazioni) al tessuto dal quale si è originato il callo (Fonte: ISPRA).

Incubatore utilizzato per studi relativi alla biologia riproduttiva ed in particolare della germinazione, che consente di impostare diversi valori di termoperiodo e fotoperiodo. Talune camere di crescita hanno inoltre la possibilità di gestire l’umidità interna (Fonte: ISPRA).

Dicesi delle tecniche utilizzate in campo e/o laboratorio per l’individuazione, la raccolta, l’analisi e la determinazione di un campione (Fonte: ISPRA).

Sottoinsieme di una popolazione che rappresenta adeguatamente le caratteristiche della popolazione stessa (Fonte: ISPRA).

Percentuale di semi in grado di germinare in condizioni ben definite; corrisponde alla germinazione massima di un lotto chiamata anche facoltà germinativa (Fonte: ISPRA).

Carattere controllato da più geni con manifestazione fenotipica continua (Fonte: ISPRA).

Caratterizzazione della variabilità genetica presente tra individui appartenenti alla stessa specie attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari (Fonte: Linee guida).

Dettagliata e sistematica descrizione di materiale vegetale, rilevando tratti caratteristici in grado di distinguere popolazioni della stessa specie. Identifica quindi una serie di tratti che sono peculiari della specie in analisi, che si esprimono in maniera precisa ed uniforme, sono ben distinguibili ad occhio nudo e facilmente registrabili, hanno alta ereditabilità, alto valore discriminante a livello tassonomico e agronomico (Fonte: Linee guida).

A seconda della capacità dei semi di tollerare la deidratazione (anche a livelli più bassi di quelli normalmente raggiunti in condizioni naturali) e la successiva conservazione, si distinguono i semi in ortodossi, intermedi e recalcitranti (Fonte: ISPRA).

Convention on Biological Diversity. Convenzione sulla Diversità Biologica (Fonte: Linee guida).

Area geografica in cui si riscontra la massima variabilità genetica di una specie (o coltura) (Fonte: ISPRA).

Area geografica in cui una specie (o una coltura) si è originata (Fonte: ISPRA).

Processo formale che garantisce produzione e processo di produzione, in tutte le sue fasi o in parte di esse, condotto da un organismo terzo autorizzato o autocertificato (Fonte: Linee guida).

Insieme delle fasi di sviluppo di un vegetale, può comprendere o meno un periodo di stasi o dormienza (Fonte: ISPRA).

Gruppo di individui (ramets o plantets) originati da un singolo campione (ortet) e mantenuti in coltivazione mediante propagazione vegetativa (innesto, talea, margotta, stolone, pollone radicale, coltura in vitro di tessuti di qualsiasi tipo). Tutti i campioni di un clone sono esattamente similari e geneticamente identici all’originale. Molti ibridi sono di origine clonale e sono normalmente propagati per via vegetativa (Fonte: ISPRA).

É il codice che specifica l'inserimento di un particolare amminoacido (dei venti possibili) nelle catene polipeptidiche in modo che l'informazione contenuta nel DNA, e successivamente copiata nel RNA, possa essere esplicitata. L'unità di informazione del codice genetico è rappresentata da una determinata sequenza di tre nucleotidi (porzioni elementari di DNA e di RNA). Ciascuna sequenza è sempre specifica per un particolare amminoacido e questo avviene in tutti gli organismi viventi: il codice genetico è pertanto universale. Per esempio: la sequenza di nucleotidi Uracile-Guanina-Uracile (UGU) è specifica per la cisteina; la sequenza Adenina-Citosina-Guanina (ACG) per la treonina; la sequenza Guanina- Uracile-Adenina (GUA) per la valina, ecc.. Una sequenza UGU ACG CGUA determina pertanto una catena polipeptidica: cisteina-treonina-valina; una sequenza GUA GUA ACG un'altra catena polipeptidica: valina-valinatreonina. Le possibilità di combinazione dei nucleotidi, e quindi dei venti amminoacidi, sono ovviamente elevatissime. L'insieme di queste informazioni - appunto il codice genetico - è diverso per ciascun individuo vivente, ad eccezione dei cloni (Fonte: Linee guida).

Parte dei lotti contenuti in una banca destinati alla conservazione a lungo termine mediante crioconservazione, congelazione o liofilizzazione (Fonte: ISPRA).

Parte dei lotti contenuti in una banca destinati all'utilizzazione a breve periodo (es.: scambi attraverso Index Seminum) e stoccati a temperature comprese tra 0-5°C (Fonte: ISPRA).

Coltura di organi o tessuti vegetali in asepsi ed in condizioni controllate (Fonte: ISPRA).

Nozioni, pratiche e consuetudini comunemente legate ad una specifica comunità di persone in uno specifico territorio, tramandate di persona in persona per imitazione, iniziazione, apprendistato o per trasmissione orale (Fonte: Linee guida). 

Conservazione delle specie e delle popolazioni al di fuori del loro habitat naturale (nelle banche del germoplasma, nei campi collezione, negli orti botanici). Essa, in generale, si configura come un sistema “statico” di conservazione (Fonte: Linee guida).

É la conservazione di ecosistemi e di habitat naturali e il mantenimento e recupero di popolazioni specifiche, vitali, nel loro ambiente naturale o, nel caso di specie addomesticate o coltivate, nell'ambiente in cui esse hanno sviluppato le loro caratteristiche distintive. Si tratta di un sistema ‘dinamico’ di conservazione, perché sottoposto alla pressione selettiva ambientale, determinata da fattori biotici (uomo incluso) e abiotici (Fonte: Linee guida).

È un sistema di conservazione ex situ che prevede l’allevamento di cellule, tessuti e organi di specie vegetali in vitro in condizioni di asepsi (sterilità del materiale vegetale, degli ambienti e degli strumenti utilizzati), su terreni nutritivi a composizione chimica nota e in condizioni ambientali (luce e temperatura) controllate. Tecnica particolarmente indicata per la conservazione di alcune specie a propagazione vegetativa (Fonte: Linee guida).

É di fatto una conservazione in situ. Il termine fa prevalente riferimento alle popolazioni di specie animali e vegetali coltivate/allevate continuativamente nell'azienda agricola. In questo caso si rileva il ruolo essenziale svolto dagli agricoltori nella creazione, impiego e custodia delle risorse genetiche e il legame con la cultura (in senso lato) delle popolazioni umane che le hanno sviluppate (Fonte: Linee guida).

Una core collection è il numero minimo di accessioni (o di genotipi) estratte da una collezione ben più ampia, in grado di rappresentare una particolare specie coltivata e/o i suoi relativi selvatici con la massima rappresentatività della propria variabilità genetica e con la minor ripetitività delle medesime frequenze alleliche. In genere sono delle collezioni mondiali di germoplasma di una data specie (per lo più coltivata) costituite da un set di genotipi standardizzato, utilizzabile per la ricerca ed il miglioramento genetico della specie in questione (Fonte: ISPRA).

(Community Plant Varieties Office): Ufficio Comunitario dei Brevetti Vegetali: decide in merito alle domande di privativa comunitaria per ritrovati vegetali sulla base di un esame formale e di un esame tecnico della varietà candidata. Una privativa comunitaria per ritrovati vegetali dura 25 o 30 anni in relazione alla specie. Le privative sono valide nei 27 Stati membri dell’Unione europea (http://europa.eu/agencies/community_agencies/cpvo/index_it.htm) (Fonte: Linee guida).

Ambiente, generalmente climatizzato, nel quale sono allocati contenitori idonei alla crioconservazione di organi o tessuti vegetali. Dispone di un sistema automatico o semi-automatico di dispensazione di azoto liquido nei contenitori (Fonte: ISPRA).

Conservazione di un qualunque materiale biologico a temperature molto al di sotto del punto di congelamento, solitamente quelle dell’azoto liquido (-196°C) o dei suoi vapori (circa -160°C) (Fonte: ISPRA).

Vedi Varietà: Insieme di piante coltivate che rappresentano una varietà di interesse agronomico e si distinguono per alcuni caratteri comuni (di forma, di funzione organica, chimici) e che, quando vengono riprodotti per via sessuale, conservano le loro caratteristiche distintive. In modo semplificato: varietà di pianta coltivata. Il termine, che è la contrazione delle parole inglesi culti(vated) var(iety), a sua volta calco del latino varietas culta, è stato ufficialmente adottato durante il XIII Congresso di orticultura tenutosi a Londra nel 1952 al fine di distinguere le varietà coltivate da quelle ottenute invece da piante allo stato spontaneo, per le quali si continua ad usare la classificazione tradizionale (Fonte: ISPRA).

É quella parte di evoluzione di una popolazione dovuta a modificazioni casuali, generazione dopo generazione, delle frequenze geniche e genotipiche: è di entità tanto maggiore quanto più piccola è la popolazione (Fonte: Linee guida).

Vedi caratterizzazione morfologica (Fonte: Linee guida).

Dispersione naturale del seme e, in generale, di frutti, spore o altri organi preposti alla moltiplicazione sessuale (Fonte: ISPRA).

Vedi Biodiversità.

La diversità legata all’esistenza di specie diverse (per esempio il numero di specie diverse) (Fonte: Linee guida).

Variazione genetica presente tra ed entro popolazioni, creata, ereditata e mantenuta dalle forze evolutive (Fonte: ISPRA). Vedi Biodiversità

Processo attraverso cui una specie selvatica viene adattata alle specifiche esigenze e condizioni della coltivazione o dell’allevamento (Fonte: Linee guida).

Stato fisiologico, dovuto a cause fisiche e/o fisiologiche intrinseche, che impedisce la germinazione, anche in condizioni ambientali favorevoli. È una caratteristica controllata geneticamente o fisiologicamente che interagisce in vario modo con i fattori ambientali (Fonte: ISPRA).

Replica delle collezioni presso diverse strutture di una stessa istituzione o presso strutture di istituzioni differenti, al fine di assicurare una concreta conservazione ex situ delle accessioni, anche in caso di gravi danni o incidenti presso le strutture di origine (Fonte: ISPRA).

È un complesso dinamico di esseri vivi, organizzati o meno in comunità, e dell’ambiente in cui vivono che interagiscono come un unità funzionale. Esempi ne sono i deserti, le barriere coralline, le foreste pluviali, le praterie, i coltivi. Gli ecosistemi possono essere relativamente indisturbati dagli umani oppure fortemente modificati dall’attività antropica (Fonte: ISPRA).

È una popolazione spontanea, adattata ad un determinato ambiente (di solito geograficamente limitato) indipendentemente dall’intervento umano che, invece, è determinante nella varietà locale (Fonte: Linee guida).

Zona di passaggio tra una cenosi ed un’altra (es.: l’orlo di un bosco è il passaggio da quest’ultimo a una cenosi aperta di tipo generalmente erbaceo) (Fonte: ISPRA).

Sviluppo in vitro di embrioni (strutture bipolari con un asse radice germoglio ed un sistema conduttore chiuso) da cellule vegetative dell’espianto (embriogenesi somatica diretta) o dalle cellule dedifferenziate (callo) da esse originatesi (embriogenesi somatica indiretta) (Fonte: ISPRA).

Organismo in fase di sviluppo originatosi in seguito a un processo gamico e contenuto all’interno del seme nelle Spermatophyta o sviluppantesi sul gametofito delle Pteridophyta (Fonte: ISPRA).

Taxon presente esclusivamente in un territorio e pertanto caratterizzato da un areale di distribuzione ben circoscritto dal punto di vista geografico (es. endemismi alpini) o politico (es. endemismi europei; endemismi italiani) (Fonte: ISPRA).

Ente Nazionale delle Sementi Elette, ora accorpato dalla Legge 122/2010 all'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), Istituto pubblico di ricerca, vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, tra i cui compiti è previsto il controllo e la certificazione delle sementi (Fonte: Linee guida).

Fenomeno per il quale si verifica perdita di diversità genetica entro sistema (perdita di specie), entro specie (perdita di razze/varietà/popolazioni), ed entro popolazione (perdita di alleli). Per le specie coltivate è frequentemente conseguenza dell'affermarsi di poche varietà e la scomparsa della coltivazione dei tipi locali. L'esasperazione dell'erosione genetica porta all'estinzione di popolazioni, specie e sistemi (Fonte: Linee guida).

Processo, di durata variabile, che può avvenire in maniera naturale o artificiale attraverso attrezzature quali stufe o forni. Vengono sottoposti ad essiccazione i campioni d’erbario (exsiccata), così pure le piante officinali o singole parti delle stesse (Fonte: ISPRA).

EURISCO è un web-catalogo europeo delle RGV basato sulle Informazioni provenienti da tutte le collezioni ex situ mantenute in Europa. EURISCO è fondato su un network europeo di inventari nazionali ex situ (National Inventories - NIs) che rendono i dati della biodiversità europea disponibili ovunque nel mondo. L’infrastruttura centrale di EURISCO è stata sviluppata con software open-source (Fonte: Linee guida).

La germinazione massima di un lotto di semi è chiamata “capacità germinativa” o, più frequentemente, “facoltà germinativa”. Si definisce come la percentuale di semi in grado di germinare in particolari condizioni, entro un determinato periodo. La voce germinabilità è spesso impiegata come sinonimo (Fonte: ISPRA).

Fusione di due gameti con formazione di uno zigote (Fonte: ISPRA).

Branca dell’ecologia che studia i rapporti tra i fattori climatici (umidità, temperatura, fotoperiodo) e la manifestazione stagionale di alcuni fenomeni della vita vegetale (germogliazione, fioritura, maturazione dei frutti, perdita delle foglie) (Fonte: ISPRA).

Le caratteristiche osservabili di un individuo, scaturiti dall’interazione fra il genotipo e l’ambiente di crescita (Fonte: ISPRA).

Miscuglio naturale di sementi derivato dalla fienagione o da un taglio di erbe opportunamente scelto su prati stabili naturali (Fonte: ISPRA).

Scambio di geni tra popolazioni dovuto alla migrazione di individui. Nelle piante si realizza attraverso il polline determinando variazioni delle frequenze geniche e quindi variazioni del pool genico delle popolazioni riceventi (Fonte: ISPRA).  

Categoria alla quale viene riferita una specie vegetale in base a caratteri morfologici intesi come una risposta alla stagione avversa. La classificazione maggiormente impiegata per le piante superiori è quella di Raunkiaer, che si basa sulla localizzazione delle gemme e sulla loro distanza dal suolo (Fonte: ISPRA).

Termine di carattere fisionomico usato originariamente per esprimere l’insieme di diverse comunità. Oggi viene spesso utilizzato per definire un aggruppamento vegetale (Fonte: ISPRA).

Vedi “Pool genico”

Unità ereditaria funzionale costituita da una frazione della molecola del DNA che generalmente presiede alla sintesi di una particolare catena polipeptidica (proteina) (Fonte: Linee guida).

Informazione genetica contenuta in una serie di cromosomi di una determinata specie (genoma nucleare). Esiste anche un genoma citoplasmatico (mitocondriale e plastidiale) (Fonte: Linee guida).

Individuo geneticamente distinguibile (con geni o caratteri che lo distinguono da altri); un genotipo è anche la manifestazione di un allele diverso dello stesso gene o carattere (es.: la cerosità di una pianta di frumento è governata da un singolo locus genico che possiede diverse forme alleliche, la manifestazione di una delle possibili forme alleliche costituisce uno dei possibili genotipi che sono assolutamente identici per tutti i geni, fatta eccezione per un solo allele) (Fonte: ISPRA).

Percentuale di semi in grado di germinare in particolari condizioni, entro un determinato periodo, secondo le norme indicate dai Metodi Ufficiali di Analisi per le Sementi (Fonte: Linee guida).

Processo fisiologico che corrisponde alla ripresa della crescita attiva dell’embrione contenuto nel seme che si manifesta con l’emissione della radichetta. La germinazione può essere considerata ultimata quando la plantula ha prodotto una superficie fotosintetica in grado di provvedere al fabbisogno di carboidrati (Fonte: ISPRA).

È la base fisica dell’eredità, il complesso ereditario trasmesso da una generazione all’altra. Somma totale dei geni e dei fattori citoplasmici che governano l’ereditabilità, correntemente si intende per tale l’informazione genetica presente nell’effettivo di una specie, nel suo insieme o di particolari ecotipi, razze, cloni o varietà (Fonte: ISPRA). Vedi Risorse Genetiche

Luogo che consente la vita di uno o più organismi e/o di una biocenosi, caratterizzato da proprietà fisiche e biotiche determinate (Fonte: ISPRA).

"Gioiello di famiglia", specie i cui semi sono stati donati come dono speciale con l'obiettivo di tramandarne la coltivazione e usarne il prodotto secondo le conoscenze della tradizione (Fonte: Linee guida).

Acronimo di invasive alien species (specie esotica invasiva) (Fonte: ISPRA).

Secondo il concetto mendeliano ha lo stesso significato di incrocio. Si parla di ibridazione anche in riferimento ad incroci tra specie diverse (vedi Incrocio). L’ibridazione può avvenire naturalmente o essere ottenuta con l’intervento dell’uomo (Fonte: Linee guida).

Individuo risultante dall’unione di gameti differenti per uno o più alleli (vedi Ibridazione e Incrocio) (Fonte: Linee guida).

Individuo ideale (pianta o animale) che incorpora tutte le caratteristiche positive che costituiscono l’obiettivo finale del lavoro di miglioramento genetico (Fonte: Linee guida).

Trasferimento del polline di un fiore sugli stimmi dello stesso fiore, sinonimo di autogamia (vedi autoimpollinazione) (Fonte: ISPRA).

Trasferimento del polline tra fiori diversi della stessa pianta o tra fiori di piante differenti appartenenti alla medesima specie (Fonte: ISPRA).

Trasporto del polline dagli apparati riproduttori maschili a quelli femminili (Fonte: ISPRA).

Identificazione univoca di singoli individui in una data specie, in base ai profili dei marcatori molecolari rilevati (Fonte: Linee guida).

Fra specie appartenenti a generi diversi. Vedi incrocio.

Fra specie diverse entro lo stesso genere. Vedi Incrocio.

Fra varietà diverse entro la stessa specie. Vedi Incrocio.

Unione sessuale fra due individui (parentali). Quando i parentali appartengono alla stessa specie si parla di incrocio intraspecifico. Quando appartengono a specie diverse o generi diversi si parla di incrocio interspecifico o intergenerico, rispettivamente. Un esempio di incrocio interspecifico è quello fra frumento tenero (Triticum aestivum) e frumento duro (Triticum durum), un esempio di incrocio intergenerico è quello fra segale (Secale cereale) e frumento duro (T. durum), che ha dato origine ad una nuova specie chiamata triticale. Di solito il frutto dell'incrocio interspecifico o intergenerico è parzialmente o totalmente sterile (Fonte: Linee guida).

Strumento generalmente utilizzato nelle prove di germinazione che consente di valutare la risposta a temperature e a condizioni di luce controllate (Fonte: ISPRA).

Elenco dei semi di un orto botanico o di una banca del germoplasma disponibili per scambi pro mutua commutatione con altre istituzioni, sempre con finalità scientifiche senza fini di lucro (Fonte: ISPRA).

Entità biologica caratterizzata da uno specifico patrimonio genetico, fisicamente indipendente e capace di vita autonoma (Fonte: ISPRA).

L'uso di tecniche in vitro per produrre molecole di DNA che contengono nuove combinazioni di geni o di altre sequenze entro cellule viventi tale da renderle capaci di produrre nuove sostanze o di sviluppare nuove funzioni (Fonte: Linee guida).

Diffusione di componenti genetiche proprie di una specie aliena (o alloctona) all’interno del pool genico di popolazioni o specie native. Il fenomeno è legato al rischio che i nuovi assortimenti genici producano variazioni nelle strutture genetiche locali con effetti ecologici imprevedibili (Fonte: ISPRA).

Diritti di proprietà intellettuale. È il sistema di tutela giuridica dei beni immateriali, cioè quei beni legati alla creatività/inventiva dell’uomo (opere d’arte, opere letterarie, invenzioni industriali, modelli, disegni, marchi, ecc.). Sono inclusi in questo ambito i diritti d’autore, i brevetti e i diritti sui marchi (Fonte: Linee guida).

Impossibilità per un gruppo di individui di una specie di scambiare il proprio patrimonio di geni e quindi di incrociarsi con individui di altre specie dando origine a progenie vitale (Fonte: Linee guida).

Situazione nella quale gli individui di un gruppo non possono unirsi sessualmente con gli individui di altri gruppi a causa della presenza di una barriera di natura ambientale, morfologica, fisiologica, comportamentale (es. barriere geografiche, sfasamento della maturità riproduttiva, ecc.) (Fonte: Linee guida).

(International Treaty for Plant Genetic Resources for Food and Agriculture). Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Si tratta del trattato internazionale approvato nel corso della Conferenza FAO tenutasi a Roma nel 2001 che pone le basi fondamentali per la gestione, l’utilizzo e la tutela delle Risorse Genetiche Vegetali (Fonte: Linee guida).

(International Union for Conservation of Nature). Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Fonte: Linee guida)

Vedi Varietà locale

Linea ottenuta per autofecondazione di una specie allogama (Fonte: ISPRA).

Insieme di individui ottenuti per autofecondazione da un capostipite omozigote (Fonte: Linee guida).

Sulla catena del DNA indica la posizione in cui è presente un determinato gene. (Fonte: ISPRA)

Termine che designa la posizione di un gene o di un’altra sequenza significativa all’interno di un cromosoma. Il locus può essere occupato da uno qualsiasi degli alleli di un gene (Fonte: Linee guida).

Una specifica quantità di germoplasma di qualità ragionevolmente uniforme. Risulta dalla raccolta, in una determinata popolazione, in un’unica data, di una definita quantità di germoplasma (vedi anche accessione) (Fonte: ISPRA).

L’insieme delle operazioni (es. pulitura, vagliatura, selezione, ecc.) cui il seme è sottoposto dall’ingresso in banca al suo stoccaggio (Fonte: ISPRA).

Qualsiasi elemento genetico (variante allelica, caratteristica cromosomica o sequenza di DNA) individuabile mediante analisi fenotipiche, citogenetiche o molecolari (Fonte: ISPRA).

Un gene o una sequenza di DNA che può essere usata per identificare un organismo, una specie o un ceppo o un tratto fenotipico associato con esso (Fonte: ISPRA).

Materiale di origine animale, vegetale, microbico o di altra origine contenente le unità funzionali dell’eredità (Fonte: Linee guida).

Processo fisiologico che porta i semi presenti sulla pianta allo stadio ottimale per la dispersione. Al momento della maturazione i semi sono in condizioni idonee per poter essere indipendenti dalla pianta madre e per poter successivamente dare origine a nuovi individui. La maturazione non è tuttavia sempre il momento in cui i semi presentano la massima germinabilità: essi possono presentare dormienza o avere necessità di postmaturazione (Fonte: ISPRA).

Un insieme di sub-popolazioni separate spazialmente, ma connesse funzionalmente dalla capacità dispersiva dei loro componenti (Fonte: ISPRA).

Insieme delle condizioni climatiche caratteristiche di una ridotta porzione di territorio (es.: microclima di una grotta) (Fonte: ISPRA).

Attività volta all'ottenimento di nuovo e migliore materiale vegetale, generalmente finalizzata all’ottenimento di varietà commerciali (Fonte: Linee guida).

Soggetto che opera la selezione, con il fine di ottenere nuovo e migliore materiale vegetale (Fonte: Linee guida).

Processo con cui viene incrementato il numero di individui a partire da un pool limitato di essi (materiale di moltiplicazione). In alcuni settori (es. ornamentale) in cui è particolarmente diffusa la propagazione asessuale delle piante, essa viene indicata anche come propagazione, in contrapposizione alla riproduzione (propagazione per via sessuale) (Fonte: ISPRA).

Ogni forma di osservazione sistematica e di rilevamento esercitata su uno o più organismi viventi, popolazioni o fenomeni naturali (Fonte: ISPRA).

Pianta annuale o perenne che fiorisce e fruttifica una sola volta durante la vita (es.: Agave sp. pl., Verbascum sp. pl.) (Fonte: ISPRA).

Sviluppo di organi (organogenesi) o embrioni (embriogenesi) da espianti vegetali posti in coltura (morfogenesi diretta) o dal callo da essi generatosi (morfogenesi indiretta) (Fonte: ISPRA).

Studio quantitativo dei caratteri morfologici di organismi viventi o di parti di essi (Fonte: ISPRA).

Tipi tassonomicamente e geneticamente non definiti, ma morfologicamente ben differenziati (Fonte: ISPRA).

Accordo di Trasferimento di Materiale vegetale (ATM). Si tratta di un sistema multilaterale predisposto ad hoc all’interno del Trattato per favorire lo scambio e la condivisione delle RGV per la ricerca e il breeding. Tale sistema multilaterale, al momento, vale però solo per le 64 specie agricole dell’allegato 1 (annex 1) del Trattato. La Legge italiana di ratifica di esecuzione del Trattato, all’art. 3, secondo capoverso, prevede che “il MiPAAF ha il compito di riferire sul piano internazionale circa lo stato di applicazione del Trattato e di monitorare gli interventi effettuati dalle Regioni e dalle Province Autonome” (Fonte: Linee guida).

Modificazione ereditaria del materiale genetico. Le mutazioni possono riguardare il genoma, il cromosoma o i singoli geni. Grazie alle mutazioni è possibile l'evoluzione (Fonte: Linee guida).

Specie aliena divenuta capace di riprodursi autonomamente e quindi di compiere l’intero ciclo biologico (Fonte: ISPRA).

Porzione di habitat caratterizzata da condizioni abiotiche peculiari (es.: microclima) adatte e/o necessarie per la sopravvivenza e lo svolgimento di parte o dell’intero ciclo vitale di una o più specie vegetali e/o animali (Fonte: ISPRA).

Organismo Geneticamente Modificato. Sono organismi che hanno subito una modificazione genetica in seguito all’applicazione di tecniche di ingegneria genetica. Sono definiti “transgenici” nel caso in cui il gene/i geni inserito/i proviene/provengono da una specie diversa, mentre sono “cisgenici” quando si tratta della stessa specie (Fonte: Linee guida).

Situazione nella quale le due o più forme alleliche di un gene che controlla un carattere sono uguali, i tal caso l'individuo è omozigote per quel carattere. In caso contrario l'individuo è eterozigote per quel carattere. Questa situazione si può verificare per più geni che controllano più caratteri (Fonte: Linee guida).

Individuo che presenta la stessa forma allelica ad un certo (o più) locus(i) (Fonte: Linee guida).

Sviluppo in vitro di strutture avventizie unipolari quali germogli (caulogenesi) e radici (rizogenesi) (Fonte: ISPRA).

Viene così descritto dal D.Lgs. n. 386 del 10/11/2003 per le specie forestali: per un soprassuolo o una fonte di sementi autoctoni, l'origine è il luogo dove si trovano gli alberi. Per un soprassuolo o una fonte di semi non autoctoni, l'origine è il luogo da cui i semi o le piante sono state originariamente introdotti. L'origine di un soprassuolo o di una fonte di semi può essere sconosciuta (Fonte: ISPRA).

Un ortet è un individuo che si sviluppa da seme, quindi da due genitori per via sessuale e che in seguito, per clonazione, dà origine a dei nuovi individui geneticamente identici (cloni) (Fonte: ISPRA).

Una specie selvatica affine (diversa dal progenitore selvatico) a quella coltivata (Fonte: ISPRA).

L'insieme delle informazioni genetiche che si trasmettono tra generazioni (Fonte: ISPRA).

Insieme delle varietà di una determinata specie che possono essere usate dagli agricoltori (Fonte: Linee guida).

Peso dei semi selezionati e puliti prima che subiscano processi di deidratazione (Fonte: ISPRA).

Peso dell'accessione al momento dell'ingresso in banca, senza che abbia subito alcun processo di deidratazione o di selezione/pulizia (Fonte: ISPRA).

Peso dell'accessione che corrisponde ad un determinato valore di contenuto di umidità interna (mc%) (Fonte: ISPRA).

In termini tassonomici è un raggruppamento di classi e rappresenta la “Divisione” (plurale phyla) (Fonte: ISPRA).

Specie dotata di capacità colonizzatrice in ambienti fortemente selettivi, in grado di preparare il terreno per la colonizzazione da parte di specie più esigenti (Fonte: ISPRA).

A rigore il termine designa la piantina contenuta allo stato embrionale nel seme delle Spermatophyta, ma in senso più lato si usa anche per indicare la giovane piantina nei primi stadi di sviluppo, quando la sua crescita si svolge ancora a spese delle riserve alimentari contenute nel seme (Fonte: ISPRA).

Pianta che fruttifica più volte durante la vita (Fonte: ISPRA).

Presenza di più forme con cui si presenta una stessa entità (es.: una specie); il polimorfismo può derivare da cause genetiche (variabilità genetica) o ambientali (forme stagionali) (Fonte: ISPRA).

Termine usato per indicare l’insieme dei granuli pollinici. Deriva dal latino "pollen", che significa "fine farina". Fu usato per la prima volta dal medico tedesco Valerius Cordus (1515-1544) che aveva osservato nelle antere del giglio un Rubiginosus pulvisculus e che ritrovò poi in altri fiori. Grazie all'invenzione del microscopio, nel XVII secolo, l'osservazione di questa "polvere" fu affinata da Grew e da Malpighi, che quasi simultaneamente pubblicarono disegni e prime descrizioni dei granuli pollinici (Fonte: ISPRA).

Il pool genico è definibile come l’insieme delle forme alleliche presenti in una popolazione naturale o coltivata o in un raggruppamento tassonomico superiore. È possibile distinguere 3 pool genici: 1. Pool genico primario (PG1), corrisponde al concetto genetico della specie biologica; entro le forme di questo pool genico gli incroci sono facili, gli ibridi fertili e vitali, e il trasferimenti di geni generalmente semplice. Il pool genico primario comprende sia forme spontanee (selvatiche) che coltivate (allevate). 2. Pool genico secondario (PG2) include specie diverse dalla specie sopra menzionata (PG1). Esse possono essere incrociate con quest’ultima e produrre ibridi parzialmente vitali e fertili. Il trasferimento di geni dal PG1 al PG2 (e viceversa) è pertanto possibile, ma con difficoltà diverse in relazione alla vicinanza genetica fra le specie. 3. Pool genico terziario (PG3) include specie assai diverse dalla specie del PG1 che solo raramente possono incrociarsi con essa. Nel caso in cui avvenga l’incrocio gli ibridi sono quasi completamente sterili o non vitali. Il trasferimento di geni da questo pool genico al pool genico primario sono a volte possibili adottando tecniche particolari e/o utilizzando una specie ponte. Per il miglioramento classico questo pool rappresenta di più difficile utilizzo, proprio per la sua distanza genetica dalla pianta coltivata in oggetto (Fonte: Linee guida).

Termine frequentemente utilizzato per Varietà locale

Insieme di individui della stessa specie che condivide un pool genico comune, cioè un insieme di alleli comuni (Fonte: Linee guida).

Processo di sviluppo dei semi dopo la raccolta o abscissione dei frutti, durante il quale continuano la loro maturazione fisiologica. Quando si riferisce a determinati tipi di dormienza, indica il periodo necessario per rimuoverla. Se il termine è riferito alla lavorazione di frutti e semi indica il periodo in cui avviene la perdita naturale del contenuto d’acqua (Fonte: ISPRA).

Azione che permette di eliminare la dormienza dei semi e di rendere massima la velocità e l’uniformità della germinazione. Ci sono pretrattamenti che hanno scopi diversi dalla rimozione della dormienza come disinfezione, confettatura, ecc. (Fonte: ISPRA).

Per prodotto tipico agro-alimentare si intende un prodotto caratteristico con un forte legame con l'area geografica in cui nasce e con caratteristiche qualitative molto specifiche, dovute anche ai processi artigianali di lavorazione tramandati da generazioni. Spesso deriva da popolazioni vegetali o razze animali che si differenziano geneticamente da altre (Fonte: Linee guida).

Prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni. Il MIPAAF ha redatto l’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (DM 18 luglio 2000. GU n. 194 del 21/08/200-Serie Generale) (Fonte: Linee guida).

Specie spontanea che ha relazioni filogenetiche con una specie coltivata, in quanto quest’ultima deriva dalla prima nel corso del processo evolutivo (Fonte: Linee guida).

Riproduzione nella quale avviene uno scambio di gameti (Fonte: ISPRA).

Produzione di nuove piante al di fuori del processo gamico, con la formazione di individui con caratteristiche genetiche identiche a quello di partenza; si attua attraverso radicazione di talee, innesto, propaggine, divisione di cespo, micropropagazione, bulbilli, ecc. (Fonte: ISPRA).

Insieme di azioni o di procedimenti (compresi pretrattamenti da applicare) tendenti ad ottenere una germinazione ottimale per una specie da un dato lotto di semi (Fonte: ISPRA). 

Il popolamento da cui è stato prelevato il seme (Fonte: ISPRA).

In un lotto di semi è la percentuale in peso di semi puliti e intatti della specie considerata. Semi estranei e materie inerti sono considerati impurezze (Fonte: ISPRA).

Periodo di sicurezza durante il quale i lotti destinati alla banca vengono stoccati in locali riservati e separati dalla stessa, al fine di valutare la presenza di parassiti o di eventuali patologie (es.: micosi) (Fonte: ISPRA).

Condizione di metabolismo fortemente rallentato. Se riferito a semi, indica il periodo in cui non germinano perché non sono presenti le adatte condizioni esterne (Fonte: ISPRA).

Azioni finalizzate a incrementare il numero di individui di una popolazione esistente con individui con specifici (Fonte: ISPRA).

Replica vegetativa, geneticamente identica, di un clone a partire da un individuo ancestrale (ortet). Singolo modulo o insieme di fusti facilmente identificabile e comparabile, detto anche individuo funzionale (Fonte: ISPRA).

L’insieme delle differenti condizioni ecologiche (es.: range altimetrico) in cui una specie può adattarsi, crescere e riprodursi (Fonte: ISPRA).

Concetto simile o sinonimo di varietà, di solito usato per le specie animali (Fonte: Linee guida).

Azione finalizzata a favorire la ricolonizzazione di una certa specie in un determinato territorio che nel passato era all’interno del suo areale storico distributivo e dal quale successivamente è stata eliminata o si è localmente estinta (Fonte: ISPRA).

È la capacità di un sistema che abbia subito un impatto negativo (es.: incendi o taglio di un bosco) di ristabilire l’equilibrio omeostatico. Essa riflette le possibilità che il sistema ha di tornare a livelli di qualità accettabili. Sono numerose le caratteristiche che descrivono la resilienza, tra cui l’elasticità e l’ampiezza di riposta. Nel primo caso si intende la velocità con cui il sistema è in grado di ripristinare lo stato iniziale dopo la perturbazione; nel secondo, invece, si fa riferimento al livello di modifica rispetto alla condizione iniziale che il sistema può sopportare essendo poi in grado di ritornare allo stato iniziale (Fonte: ISPRA).

È la capacità di un sistema di reagire evitando modifiche rispetto allo stato originario durante un episodio di disturbo o di impatto negativo (Fonte: ISPRA).

Immissioni nell'ambiente di individui di una specie animale o vegetale, già presente nei luoghi di intervento, finalizzate a incrementare la variabilità genetica e la probabilità di automantenimento della popolazione (Fonte: ISPRA).

Risorse Genetiche Vegetali. È la definizione che viene data dal Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali: “qualsiasi materiale genetico di origine vegetale che abbia un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura”. In esse sono comprese tutte le forme coltivate, i progenitori selvatici delle forme coltivate, le specie affini non progenitrici di quelle coltivate e le specie spontanee non coltivate, comunque utilizzate dall’uomo per scopi particolari (piante officinali, piante tintorie, ecc.) (Fonte: Linee guida).

Propagazione di esemplari da una collezione di germoplasma, da attuarsi quando la vitalità dei semi/propaguli in collezione scende sotto una soglia predefinita, al fine di produrre nuovi semi/propaguli in sostituzione di quelli vecchi (Fonte: ISPRA).

Operazione di ripristino di ambienti artificializzati che consente di riportarli al loro stato originario in tempi variabili e dipendente sia dalle condizioni ambientali (es. clima), sia dal cessare del fattore di disturbo (Fonte: ISPRA).

Si intende quel periodo durante il quale lo sviluppo della pianta viene rallentato fino alla quiescenza, per consentire il superamento della stagione avversa (es. freddo invernale, aridità estiva) (Fonte: ISPRA).

Fusione gametica da cui si origina il seme, organismo nuovo e diverso geneticamente da entrambi i genitori (Fonte: ISPRA).

Materiale propagato per seme o vegetativamente con un valore corrente o potenziale per l'alimentazione, l'agricoltura o l’ambiente. Ne fanno parte le landraces, varietà di piante coltivate e forme selvatiche ad esse affini (Fonte: ISPRA).

(Subsidiary Body for the Technical, Technological and Scientific Advice). Organo sussidiario per la consultazione scientifica, tecnica e tecnologica a supporto della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). È gestito dalla Conference of the Parties (COP) ed ha una funzione consultiva (Fonte: Linee guida).

Pretrattamento che produce abrasioni o incisioni del tegumento seminale con mezzi meccanici, fisici o chimici. Favorisce l’assorbimento dell’acqua e lo scambio dei gas, permettendo di eliminare delle inibizioni tegumentarie alla germinazione (Fonte: ISPRA).

Letteralmente "salvatore di semi". Cercatore e conservatore informale di vecchie varietà non più coltivate o di varietà locali, comunque di varietà a rischio di erosione genetica. Esistono nel mondo numerose organizzazioni non governative (ONG) che hanno organizzato reti di seed savers per lo scambio di semi delle varietà che necessitano di conservazione. Le più ricche di associati sono Seed Savers Exchange negli USA e Arche Noah in Europa (Fonte: Linee guida).

Indica la trasmissione indipendente alla progenie dei caratteri determinati dai geni portati su ciascuna copia dei cromosomi (Fonte: ISPRA).

Metodo di selezione finalizzata al mantenimento in purezza di una varietà al fine di preservarne le caratteristiche e di produrre il seme di partenza per la produzione di categorie commerciali dello stesso (Fonte: Linee guida).

Metodo di selezione che prevede la scelta di individui in base al loro fenotipo all’interno di una popolazione geneticamente variabile (Fonte: Linee guida). 

Qualsiasi processo naturale o artificiale che permette l'incremento in proporzione di alcuni genotipi o gruppi di genotipi nelle generazioni successive, usualmente alle spese di altri genotipi. Nel miglioramento genetico indica la scelta gli individui che daranno origine alla generazione successiva e all’ottenimento di una nuova varietà (Fonte: Linee guida).

Il termine si usa in senso biologico oppure “il termine esprime un concetto biologico”. Organo che si sviluppa dall'ovulo dopo la fecondazione, contenente le riserve nutritive e l'embrione da cui trarrà vita una nuova pianta. Nelle Angiosperme è racchiuso nel frutto, mentre nelle Gimnosperme è nudo, protetto da un tegumento (Fonte: Linee guida).

Sementi assoggettate ai previsti controlli ufficiali o sotto sorveglianza ufficiale da parte di un organismo pubblico appositamente delegato. In Italia la certificazione delle sementi è operata dall'INRAN (ex ENSE) Istituto Nazionale di Ricerca per l’Alimentazione e la Nutrizione – (ex Ente Nazionale Sementi Elette). Le confezioni di sementi certificate sono identificate da un’etichetta ufficiale rilasciata dall’Istituto di certificazione. Per le specie agricole identificate dalla normativa, la certificazione è obbligatoria. In questo caso le categorie ammesse alla commercializzazione sono Pre-Base (PB), Base (B), 1° riproduzione (R1) e, per talune specie, 2° riproduzione (R2). Per le specie ortive oltre a tali categorie è prevista la categoria “sementi standard” soggette a controllo ufficiale per sondaggio (Fonte: Linee guida).

Il termine si usa in senso tecnologico. Seme usato per la semina, che di solito ha subito un qualche processo di pulizia e/o condizionamento. Vedi semente certificata (Fonte: Linee guida).

Pianta giovane ottenuta da seme (Fonte: ISPRA).

Luogo nel quale viene raccolto il materiale vegetale (Fonte: ISPRA).

Specie originariamente non presente in un determinato territorio, introdotta volontariamente o accidentalmente per opera dell’uomo (Fonte: ISPRA).

Specie esotica in grado di esercitare impatti negativi sugli ecosistemi o sulle attività umane e/o diffondersi in maniera incontrollata (Fonte: ISPRA).

Insieme di individui che possono interincrociarsi liberamente fra di loro dando origine ad una progenie illimitatamente fertile e feconda. In genere la specie è geneticamente distinta e riproduttivamente isolata da altre specie (Fonte: Linee guida).

Condizioni in cui si trova un organo o una pianta intera in rapporto alla contaminazione o all’attacco da parte di microrganismi patogeni (Fonte: ISPRA).

Località caratterizzata per mezzo di parametri fisici e geografici nella quale è stata effettuata la raccolta del materiale vegetale. Secondo le dimensioni della stazione si possono definire anche macrostazioni e microstazioni (Fonte: ISPRA).

Indica l’immagazzinamento e la conservazione a condizioni e parametri ambientali definiti di strutture vegetali, per esempio i semi, in condizioni idonee a mantenere più a lungo possibile le loro caratteristiche iniziali (Fonte: ISPRA).

Stratificazione del seme con se stesso, generalmente dopo immersione in acqua per 24-48 ore e sgocciolamento (Fonte: ISPRA).

Procedimento consistente nella disposizione a strati dei semi in un substrato soffice e umido, costituito generalmente da torba, agriperlite, sabbia o vermiculite utilizzati singolarmente oppure mescolati tra di loro in varie proporzioni, con l’obiettivo fondamentale di rimuovere la dormienza (Fonte: ISPRA).

Porzione di ramo o di radice usata per propagare vegetativamente la pianta (Fonte: ISPRA).

Plurale di taxon (vedi).

Gruppo sistematico indipendentemente dal rango (es.: specie, genere, famiglia, ecc.) (Fonte: ISPRA).

Rivestimento dell’ovulo costituito da uno o due strati aventi funzione di protezione e isolamento dall’ambiente esterno. Dopo la fecondazione si ispessisce e modifica la sua struttura per una migliore protezione delle parti interne del seme (Fonte: ISPRA).

Insieme di cellule indifferenziate che hanno mantenuto inalterata la capacità di dividersi e la cui funzione principale è quella di proliferare dando origine a nuove cellule che andranno incontro a processi di differenziamento. Sono detti anche tessuti embrionali (Fonte: ISPRA).

(TARGETING INDUCED LOCAL LESIONS IN GENOMES). Tecnica che permette di fornire individui mutati in un gene di interesse (Fonte: ISPRA).

L’insieme di caratteristiche uniche di immagine, tradizione, tecnologia, cultura, che sono proprie di uno specifico territorio e che sono alla base delle tecniche di realizzazione di prodotti agricoli e gastronomici (Fonte: Linee guida).

Individua le aree geografiche all’interno delle quali si rinviene un dato taxon (es.: Quercus suber L. è una specie W-Medit.) (Fonte: ISPRA).

Spesso impiegato come sinonimo di pretrattamento del seme (vedere).

Viene così indicato per brevità il Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura o ITPGRFA (vedi) (Fonte: Linee guida).

Uguale al genotipo conservato o propagato (senza la variabilità dovuta all'utilizzo degli embrioni, prodotto di incrocio, ecc.) (Fonte: ISPRA).

Entità gerarchica del mondo vivente che comprende individui tra loro più o meno affini secondo certi criteri di classificazione. Sinonimo di taxon (Fonte: ISPRA).

(International Union for the Protection of New Varieties of Plants). Acronimo originale francese di Union Internationale pour la Protection des Obtentions Végétale, Unione per la Protezione delle Nuove Varietà di Piante. É una organizzazione intergovernativa, con sede a Ginevra, fondata nel 1961 in occasione della Convenzione Internazionale di Parigi per la V protezione delle nuove varietà di piante. Entrata in vigore nel 1968, è stata poi oggetto di successive revisioni nel 1972, 1978 e 1991 (quest'ultimo in vigore dal 24/4/1998). Scopo dell'UPOV è quello di promuovere un sistema di protezione sui ritrovati vegetali ed assicurare che i membri dell'Unione riconoscano i risultati raggiunti dai costitutori vegetali, concedendogli un diritto di proprietà intellettuale. Inoltre assiste i paesi membri nel processo di implementazione nella propria legislazione nazionale. Aderiscono all'UPOV oltre 50 paesi, fra cui anche l'Italia. Per essere idonee alla protezione, le varietà devono rispondere a requisiti di: novità e ditinguibilità dalle varietà già esistenti, uniformità e stabilità (http://www.upov.org/index_en.html) (Fonte: Linee guida).

Conferma sperimentale dei risultati ottenuti attraverso l'applicazione di protocolli di germinazione individuati mediante sperimentazione o elaborati da altre istituzioni (Fonte: ISPRA).

Processo economico, politico, sociale per il quale un bene (risorsa genetica e/o prodotti da essa derivati) è posto in condizioni di ottenere un valore aggiunto rispetto al suo valore tal quale (Fonte: Linee guida).

Procedura tecnico-scientifica finalizzata alla valutazione del rischio derivante dalle specie vegetali esotiche invasive (Fonte: ISPRA).

Variabilità riscontrata in piante ottenute da coltura in vitro (Fonte: ISPRA).

Il fenomeno per il quale gli individui si presentano diversi in seguito alla diversa manifestazione fenotipica dei loro caratteri. Nel termine generale di variabilità si include la variabilità molecolare (del DNA), la variabilità genotipica (l'insieme dei geni di un individuo) e la variabilità fenotipica (l'aspetto esteriore dell'individuo frutto dell'interazione del genotipo con l'ambiente). Permette alla specie di adattarsi ai cambiamenti di vario tipo. L’uomo la usa per selezionare i caratteri più utili (Fonte: ISPRA).

Modificazione non genetica e quindi reversibile e non ereditabile. In genere influisce sull’espressione genica attraverso numerose modificazioni che includono la metilazione del DNA, le modificazioni delle proteine istoniche (ad esempio, acetilazione) e le variazioni del grado di impacchettamento della cromatina (Fonte: ISPRA).

Concetto di recente coniazione, anche espresso - ma non definito – nella Direttiva 98/85/CE. Varietà, popolazione locale, ecotipo, clone di piante di interesse agricolo minacciati da erosione genetica e varietà di ortive prive di valore intrinseco per la produzione vegetale ai fini commerciali, ma sviluppate per la commercializzazione in condizioni particolari. La definizione comprende, in particolare, le varietà non più presenti nel circuito commerciale (Fonte: Linee guida).

(Local variety o landrace o local population). Una varietà locale di una coltura che si riproduce per seme o per via vegetativa è una popolazione variabile, che è identificabile e usualmente ha un nome locale. Non è stata oggetto di miglioramento genetico “formale”, è caratterizzata da un adattamento specifico alle condizioni ambientali di un’area di coltivazione (tollerante a stress biotici e abiotici di quell’area) ed è strettamente associata con gli usi, le conoscenze, le abitudini, i dialetti e le ricorrenze di una popolazione che sviluppa e continua la sua coltivazione (Fonte: Linee guida).

Varietà derivata da un processo di miglioramento genetico, frutto di selezione scientificamente operata su una popolazione naturale o su una popolazione derivata da un incrocio. Perché si possa operare un'azione di selezione è necessario disporre di variabilità genetica (Fonte: Linee guida).

Categoria tassonomica, identificata con nomi latini dalla nomenclatura botanica, a cui afferiscono le popolazioni di una certa specie che differiscono dalle altre per alcuni caratteri e che sono di solito tipiche di determinate aree geografiche (Fonte: ISPRA).

Insieme di piante coltivate, chiaramente distinte per caratteri morfologici, fisiologici, citologici, chimici, ecc.., che conservano i loro caratteri distintivi quando riprodotte per via sessuale o asessuale (Fonte: Linee guida).

La somma totale di quelle proprietà del seme, che determinano il livello di attività e di performance durante la germinazione e l’emergenza. Non basta un solo test per determinare il vigore di un lotto di seme (Fonte: ISPRA).

Capacità di un organo di svolgere le funzioni cui è destinato attraverso una serie di attività metaboliche indirizzate allo scopo. Può trattarsi di polline, radici, colture meristematiche, semi. La vitalità si misura attraverso test chimici o fisici di vario tipo che misurano essenzialmente la funzionalità delle cellule dell’organo. I test di vitalità sono più rapidi rispetto a quelli classici (es. di germinazione), ma possono fornire stime differenti. Un seme si definisce vitale quando presenta tutte quelle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e biochimiche essenziali alla sua germinazione. Un seme può essere vitale ma incapace di germinare se è soggetto a qualche tipo di dormienza (Fonte: ISPRA).

Mediando un concetto definito dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature, Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), la vulnerabilità genetica è l’incapacità di una risorsa genetica a contrastare/adattarsi agli stress biotici e abiotici. Maggiore è l’uniformità genetica di una risorsa, maggiore è la sua vulnerabilità genetica e maggiori sono gli input esterni necessari a difenderla. La vulnerabilità è uno dei tanti criteri usati dall’IUCN per redigere le cosiddette “liste rosse” di specie, appunto, “vulnerabili”, cioè a rischio di erosione/estinzione (http://www.iucn.org/) (Fonte: Linee guida).

Organizzazione mondiale per il commercio, alla quale aderiscono numerosi governi e che si occupa di negoziare gli accordi commerciali, di redigere le regole per il commercio, di dirimere le controversie commerciali (http://www.wto.org) (Fonte: Linee guida).